Dl Enti Locali e negoziazione Aifa: analisi “InfoFarma”, nuovi risparmi sulla pelle dei cittadini
L'effetto boomerang a carico dei pazienti deriva secondo gli autori dello studio - riferito ai consumi della Regione Veneto - dal metodo "complesso e poco trasparente" utilizzato nella revisione della lista di trasparenza (allegato B), a partire dalla scelta dei farmaci coinvolti.
Cittadini sempre cornuti e mazziati. Per un copayment che è già alle stelle e rischia di aumentare ancora se – come sembra – a pagare i “risparmi” attesi (e non confermati) derivanti dalla determina Aifa sul prezzo dei farmaci sarà in buona parte il “paziente”.
Ad accendere i riflettori sugli effetti pratici della rinegoziazione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Ssn suddivisi per raggruppamenti terapeuticamente assimilabili realizzata dall’Aifa ai sensi del Dl 78/2015 ( Dl “Enti Locali”, L. 125/2015 che ha recepito il taglio di 2,3 miliardi del Fsn, assegnando alla manovra sui prezzi il compito di realizzare 500 milioni l’anno di minore spesa) è uno studio a firma di Luigi Bozzini, Maria Font e A Salvador pubblicato sull’ultimo numero di “InfoFarma”, rivista mensile di informazione indipendente e aggiornamento sanitario della Ulss 20 Verona, segnalato oggi da RIFDay, Mattinale d’informazione dell’Ordine dei farmacisti di Roma.
Le conclusioni dello studio – riferito ai consumi della Regione Veneto ma ovviamente estensibili all’intero territorio nazionale – sono inequivocabili: “Nel 18° Rapporto Pit-Cittadinanzattiva – scrivono gli Autori – l’accesso ai farmaci appare l’ambito maggiormente gravoso in termini economici ed è stato segnalato dai cittadini nel 26,6% dei casi. Nel 2014 è stata, riscontrata una crescente incidenza del 13,6% della compartecipazione a carico del cittadino (ticket a confezione e differenziale su prezzo di riferimento) rispetto al 12,7% registrato nel 2013. Dopo questa manovra, le probabilità di aumento della compartecipazione sono ancora maggiori. Infatti, abbiamo stimato, in base ai consumi della Regione Veneto, che dei circa 9 milioni all’anno risparmiati dal Ssr, ben 2,6 potrebbero di fatto essere a carico del cittadino veneto”.
Come è noto le aziende farmaceutiche coinvolte nella negoziazione avevano a disposizione tre opzioni: riduzione del prezzo dei medicinali; mantenimento del prezzo e restituzione alle Regioni del risparmio ottenibile tramite pay-back; riclassificazione dei medicinali in fascia C: l’effetto boomerang a carico dei pazienti deriva secondo Bozzini, Font e Salvador dal metodo “complesso e poco trasparente” utilizzato nella revisione della lista di trasparenza (allegato B), a partire dalla scelta dei farmaci coinvolti. “Con la pubblicazione dell’ultima lista di trasparenza – sottolineano gli Autori – contenente 5.881 confezioni, dalla determina Aifa è stato modificato al ribasso il prezzo di riferimento di 1.257 confezioni. Tuttavia, il 33% di queste non ha, nel contempo e parallelamente,
ridotto il prezzo di vendita al pubblico (pvp) (414/1257), e, di conseguenza, la differenza rispetto al prezzo di riferimento è a carico del paziente”. Non solo: “Le modifiche prodotte della determina sulla lista di trasparenza hanno inciso su una parte, tutto sommato, limitata della lista di trasparenza. Dalla manovra non sono stati presi in considerazione numerosi gruppi terapeutici di ampio impiego (analgesici, antibiotici); è stato escluso dalla riduzione di prezzo qualche importante principio attivo (esomeprazolo); sono rimasti praticamente immodificati i differenziali di prezzo di molti tra i farmaci con più onerosa quota di compartecipazione”.
“Per vari antidepressivi, quali paroxetina e sertralina – prosegue l’articolo – il farmaco originator è ancora quello maggiormente utilizzato, malgrado la quota di compartecipazione possa raggiungere fino 22€ (paroxetina). Lo stesso trend si osserva per citalopram, venlafaxina e fluvoxamina, in cui il farmaco originator è molto utilizzato malgrado la quota di compartecipazione sia complessivamente elevata (per citalopram può raggiungere 26€). Ciò è anche estensibile ad altri gruppi terapeutici, come ad esempio gli inibitori delle aromatasi (exemestane e anastrazolo, con quote di compartecipazione di 7 e 10 euro rispettivamente), per repaglinide (fino a 8 euro), e gli antiipertensivi quali perindopril (da solo e associato a diuretico) e candesartan+idroclorotiazide. Per le specialità a base di acido clodronico non esiste addirittura nessuna specialità allineata al prezzo di riferimento e quindi il paziente deve pagare dai 4,5 ai 10,86 euro di compartecipazione alla spesa. Il prezzo di questi farmaci non è stato modificato dalla determina.”
Conclusione: “Con un fatturato garantito agli originator, i produttori non hanno alcun interesse ad allineare il prezzo di vendita al pubblico di questi farmaci al prezzo di riferimento oppure ridurne il differenziale. Non è quindi chiaro perché questi farmaci non siano stati inclusi nell’allegato A. Alcuni di loro hanno scelto un pay-back (allegato C) ma l’entità complessiva di questa operazione comunque non beneficia il cittadino.”
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