Brexit: la Lombardia rivendica l’ospitalità alla futura sede dell’Ema

Il probabile necessario trasloco dell’Ema da Londra verso altri domicili ricadenti nei nuovi confini dell’Unione delineati dal dopo Brexit non mancano di continuare a suscitare appetiti. A tornare sull’idea lanciata la settimana scorsa dal presidente Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, e rilanciata dal responsabile Sanità del Pd, Federico Gelli, è stato oggi Roberto Maroni, presidente della Lombardia, la prima Regione farmaceutica d’Europa, avanzando ufficialmente la candidatura di Milano come nuovo domicilio dell’ente regolatorio europeo dei medicinali e associando ad essa conme “rinforzo” la reazione di un fondo ad hoc per i giovani ricercatori rimpatriati.
“Ho lanciato l’idea di portare qui l’Agenzia europea del farmaco, che adesso ha sede a Londra. Mi auguro che il Governo tenga conto di questa richiesta, facendo del nostro capoluogo il punto di riferimento europeo per le biotecnologie e per la salute: Brexit è un’opportunità da sfruttare – ha detto parlando a margine dell’Assemblea di Confcommercio. – Costituirò un fondo da 50 milioni di euro per aiutare i giovani ricercatori che sono andati in Inghilterra a tornare da noi e per attrarre imprese e startup che oggi lavorano nel Regno Unito: l’ho chiamato fondo ‘Come in’, ‘Venite da noi’. Per farlo aprirò un tavolo con le università per capire quali sia il modo migliore per procedere”.
A strettissimo giro il commento di Scacabarozzi: “Fanno benissimo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e il governatore della Lombardia, Roberto Maroni a chiedere con convinzione il trasferimento dell’Ema a Milano, presso lo Human Technopole – afferma in una nota. – Non siamo secondi a nessuno per titoli, competenze e qualità professionali in campo regolatorio e industriale. Come dimostrano sia l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), riconosciuta a livello internazionale, sia i numeri delle imprese del farmaco. Siamo campioni di produttività, pronti a diventare i primi in Europa. Con un export da record che supera il 70% della produzione, con l’occupazione in netta ripresa (+6.000 addetti nel 2015) e con gli investimenti in Ricerca cresciuti del 15% negli ultimi due anni. Vogliamo giocare e vincere questa partita – conclude il presidente Farmindustria – a beneficio dell’Italia e del suo prestigio nell’Unione Europea”.
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