Al Tiget di Milano in studio nuovi interruttori epigenetici per un silenziamento genico mirato

Una nuova strategia di silenziamento genico che permette di inattivare stabilmente i geni, agendo sui processi epigenetici che ne regolano la lettura e la traduzione in proteine. E’ il risultato di una ricerca condotta dai ricercatori dall’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), pubblicata da pochi giorni su Cell.
Normalmente coinvolte nello sviluppo embrionale, le modificazioni epigenetiche determinano un riarrangiamento della cromatina che condiziona il modo in cui il Dna è avvolto e quindi la sua lettura. I cambiamenti sono tramandabili alle cellule figlie durante la replicazione cellulare, un processo che non altera le informazioni genetiche originali (ovvero la sequenza di Dna). “Le cellule usano quotidianamente l’epigenetica – spiega Angelo Lombardo, ricercatore del SR-Tiget e dell’Università Vita Salute San Raffaele – per regolare l’espressione dei geni anche in base al progredire dello sviluppo dell’organismo e agli stimoli ricevuti dall’ambiente. Ad esempio, durante lo sviluppo embrionale, l’epigenetica serve per spegnere quei geni che non saranno più necessari nella vita adulta. Nel nostro lavoro – continua Lombardo – abbiamo copiato i processi epigenetici attivi durante lo sviluppo embrionale indirizzandoli sui geni di nostro interesse, ottenendone così un silenziamento mirato e permanente”.
Nello specifico il gruppo di ricercatori del SR-Tiget ha sintetizzato proteine artificiali capaci di riconoscere un gene bersaglio a piacimento e depositarvi sopra delle modifiche epigenetiche che lo rendano non più leggibile. “Questo lavoro apre nuove prospettive per la terapia di quelle malattie in cui l’espressione di un gene mutato è dannosa per il paziente, le cosiddette malattie ereditarie dominanti” ha commentato Luigi Naldini, direttore del SR-Tiget e professore presso l’Università Vita Salute San Raffaele. Gli interruttori epigenetici potrebbero, infatti, essere utilizzati anche per spegnere uno o più geni coinvolti nella regolazione della risposta immunitaria, ad esempio per rendere i globuli bianchi più aggressivi contro le cellule tumorali o invisibili al sistema immunitario del paziente al quale vengono trapiantati.
Il silenziamento genico nell’immunoterapia dei tumori è già oggi in corso di sperimentazione sull’uomo “usando però tecniche più invasive di editing del Dna – prosegue Naldini – e potrebbe ricevere una ulteriore spinta dalla disponibilità di questa nuova tecnica epigenetica, verosimilmente meglio tollerata e più sicura”. La stessa tecnologia potrebbe essere utilizzata per riaccendere geni spenti durante lo sviluppo e compensare il difetto di quelli espressi nelle cellule adulte. La ricerca è stata sostenuta con i finanziamenti della Fondazione Telethon, dell’Unione europea e del ministero della Salute.
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