Farmaci contraffatti: solo rischi e nessun vantaggio per il cittadino
Contraffazione farmaci. La guardia deve restare alta. Negli ultimi mesi l’Aifa ha registrato un “preoccupante incremento – è scritto sul portale dell’Agenzia – delle segnalazioni ricevute da cittadini, associazioni e aziende, di prodotti acquistati online da canali non autorizzati, risultati falsificati o illegali e richiama l’attenzione sui rischi legati a questo tipo di acquisti”. Sul tema lo scorso 23 giugno si è svolto il webinar “Falsificazione dei farmaci: impatto clinico, economico e sociale”, organizzato con il supporto incondizionato di IBSA. Mancano stime ufficiali sul giro di affari ma è noto che il fenomeno riguarda sia farmaci sia brand che equivalenti.
Le definizioni
Medici e rappresentanti istituzionali sono intervenuti fornendo spunti sulle cause e sui mezzi a disposizione per contrastare il fenomeno. Monica Bartolomei, Senior Researcher all’Istituto Superiore Sanità, ha riportato la definizione dell’Oms, secondo cui sono da ritenersi contraffatti “i prodotti medicinali che presentano deliberatamente e fraudolentemente una falsa indicazione rispetto alla loro identità, composizione o origine”. Monica Bartolomei ha poi ribadito che i medicinali falsificati non sono mai equivalenti in qualità, sicurezza ed efficacia ai corrispondenti originali e la loro produzione non avviene secondo le Norme di Buona Fabbricazione, mettendo così a rischio la salute di chi ne fa uso. Va da sé che tale rischio deve essere comunicato in modo adeguato dai medici.
La tecnologia può aiutare
Un’area molto interessata dal fenomeno è quella dei farmaci impiegati nella sfera sessuale. Secondo i dati presentati durante il webinar è risultato che l’82% dei farmaci falsi in Italia appartiene all’area endocrino-andrologica e che le principali categorie di farmaci coinvolte sono gli steroidi anabolizzanti, i modulatori ormonali, le sostanze stimolanti e i sexual performer enhancers. Emmanuele Jannini, professore ordinario di Endocrinologia e Sessuologia medica dell’Università di Roma “Tor Vergata” parte dalla considerazione che essendo l’uso di questi farmaci ancora accompagnato da stigma e disagio socio-psicologico, gli utenti tendono ad attivarsi in autonomia. In assenza di prescrizioni appropriate, a valle di autodiagnosi spesso errate che ritardano l’inizio di una terapia corretta, sicura e risolutiva, accade quindi che i cittadini si rivolgano a canali online che più facilmente veicolano prodotti contraffatti. La cui diffusione, peraltro, potrebbe essere ostacolata dalla tecnologia orodispersibile (ODF) più difficilmente riproducibile.
Il ruolo di medici e farmacisti
Ad ogni modo, sono i medici e i farmacisti che possono comunicare i pericoli rappresentati dalla falsificazione dei farmaci: dissuadere i pazienti da acquistare farmaci online, soprattutto se di dubbia origine, è imperativo per impedire che gli utenti vadano incontro a gravi danni per la salute. Ne ha parlato Andrea Lenzi, professore ordinario di Endocrinologia – Università di Roma “La Sapienza”, secondo cui l’88% degli italiani cerca la causa dei propri malesseri su Internet; la metà di questi non si accerta della veridicità delle fonti, imbattendosi in fake news o indicazioni mediche errate. Claudio Cricelli, presidente della Società italiana dei medici di medicina generale (Simg) ha affrontato il problema relativo alle nuove generazioni. I giovani hanno facilità di accesso agli acquisti online, compresi i farmaci contraffatti, e non sono in stretto contatto con il proprio medico. Quest’ultimo non è sempre formato sul tema e quindi potrebbe non essere in grado di fornire risposte. Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), ha infine evidenziato che spesso, nonostante i pazienti richiedano informazioni al professionista in camice bianco, effettuano comunque l’acquisto sul web, o per questioni di prezzo, o perché il medico non può o non vuole prescrivere un determinato farmaco.
Con in contributo incondizionato di IBSA FARMACEUTICI
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